Nel 90° anniversario dalla fondazione, l'Hockey Club Asiago apre un nuovo capitolo della propria storia. Dopo tre stagioni impegnative in Ice Hockey League, la società giallorossa ha scelto di ripartire dall’Alps Hockey League, competizione che unisce squadre italiane, austriache, slovene e croate, e che rappresenta da sempre una palestra ideale per la crescita dei giovani.
Come racconta Francesco Caligaris sulla Gazzetta dello Sport, l’HC Asiago affronta questa nuova sfida con una squadra profondamente rinnovata: solo cinque stranieri, tutti canadesi, e ben sedici giocatori nati o cresciuti sull’Altopiano, tra cui sette all’esordio in una lega senior.
Nel gruppo spiccano i giovani azzurri reduci dai recenti Mondiali under 18 e under 20 — Ferretti, Marcazzan, Nitz, Parco e Mbow — a conferma di un vivaio che continua a essere tra i più vitali d’Italia.
A guidare questa nuova fase è John Parco, protagonista giallorosso in campo e in panchina, già campione d’Italia nel 2013 e nel 2015.
Capitano della squadra è Gregorio Gios, figlio del presidente della FISG Andrea e nipote di Cesare, scomparso lo scorso agosto: una terza generazione che incarna alla perfezione il legame profondo tra famiglia, comunità e sport.
La decisione della Ice Hockey League di escludere il club lo scorso marzo ha chiuso un ciclo importante, ma ha anche aperto la strada a un progetto nuovo e ambizioso.
Come spiega il presidente Mario Lievore, l’obiettivo è ricostruire partendo dai giovani e dal territorio, investendo sul settore giovanile, sulle infrastrutture e su una nuova arena ecosostenibile.
Una ripartenza non solo sportiva, ma anche culturale e identitaria, che riafferma il ruolo dell’hockey come cuore pulsante della comunità asiaghese.
“Questo è un progetto per i nostri ragazzi – ha dichiarato Lievore – per continuare a far crescere una passione che unisce da generazioni”.
Un percorso di rinascita, determinazione e orgoglio locale che dimostra, ancora una volta, come la storia dell’Hockey Club Asiago sia anche la storia dell’Altopiano.
Articolo di Francesco Caligaris pubblicato su La Gazzetta dello Sport